Ci si chiede, ancora e molto spesso, se gli uomini bianchi scelti in passato siano davvero meritevoli di commemorazione, se le loro azioni siano materia di eroismo.

Educano, insegnano, ci avvicinano al senso di giustizia?

Le proteste e le discussioni sui monumenti storici in giro per il mondo, che si sono susseguite prepotenti nel corso degli ultimi due anni, fanno parte di un movimento ormai già vecchio di decenni, guidato dalla comunità afroamericana e indigena per chiedere una risposta alle più antiche storie di violenza e razzismo.

Una rinnovata attenzione al dibattito globale si è sviluppata in seguito al movimento ‘Rhodes Must Fall’ nel 2015, quando gli studenti dell’Università di Città del Capo hanno chiesto la rimozione della statua del colonialista Cecil John Rhodes dal loro campus. La richiesta è giunta fino all’Università di Oxford e poi, in tutta la Gran Bretagna, rispecchiando le campagne per rimuovere i monumenti di altri commercianti di schiavi negli Stati Uniti.

Con la campagna globale ‘Black Lives Matter’, le statue sono state conseguentemente abbattute in diverse città: Cristoforo Colombo a Chicago, Edward Colston, gettata nel porto di Bristol.

Anche in Italia, ha fatto discutere il monumento in bronzo di Indro Montanelli a Milano – lo scrittore aveva rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale, durante l’aggressione del regime fascista all’Etiopia –, imbrattata di vernice con scritte come “razzista” e “stupratore”.

In Australia, il monumento a James Cook all’Hyde Park di Sydney appartiene a quella che lo storico Graeme Davison ha definito “l’età eroica” del colonialismo, costruito in un'epoca in cui gli australiani bianchi dichiaravano di occupare una terra senza storia per ‘donarne’ civiltà.

La statua di Cristoforo Colombo rimossa a Chicago

Il collettivo socio-culturale e internazionale, Extended Reality Ensemble (XRE) – originatosi durante la crisi pandemica per creare arte in una varietà di mezzi e generi, basandosi sulla tecnologia in tutte le sue forme – ha lanciato il progetto multimediale ‘Make Us Visible 2022’, per tutto il mese di marzo.

Il progetto, nato da un’idea dell’affermata attrice e regista italo-australiana Clara Francesca Pagone, e dalla produttrice e musicista Anne Wichmann, insieme alla scrittrice Katie Peyton Hofstadter, “intende promuovere i diritti delle donne e delle comunità minoritarie”.

“La maggior parte di queste statue mostra uomini bianchi che hanno generalmente dato vita a guerre abbastanza intense nei confronti di comunità minoritarie – ha spiegato Pagone –. Durante tutto il mese di marzo 2022, sarà quindi possibile giustapporre sculture digitali di figure di differente genere alle statue di uomini, in cinque distretti di New York City. La mappa interattiva guiderà gli spettatori attraverso 31 monumenti virtuali mostrati nella cosiddetta ‘realtà aumentata’, mentre un tour audio racconterà le storie di ogni scultura. Basta utilizzare uno smartphone, un filtro su Instagram e sarà possibile rivelare il vero volto della città”.

L’attrice e regista italo-australiana, Clara Francesca Pagone

I monumenti digitali potranno essere visualizzati da qualsiasi parte del mondo, per “rendere le comunità finalmente visibili” e i filtri realizzati dai talentuosi artisti potranno essere utilizzati anche per le statue della propria città di residenza, anche se lontani da New York.

A partecipare al progetto internazionale, anche il duo italiano MEDIACOELI ART, composto da Luca Cacini e Letizia Artioli, che ha risposto all’iniziativa con particolare entusiasmo “per esprimere un linguaggio di disuguaglianza di genere che dipende soprattutto dalla mancanza di un discorso pubblico nel Belpaese”, ha dichiarato Cacini.

Il duo ha pensato a ‘Iridescentia’, una statua digitale che ha trovato la sua ispirazione in tre rilevanti figure femminili, pioniere nella loro pratica, che formano una Trinacria a forma toroidale: Elena Cornaro Piscopia, la prima donna italiana ad aver conseguito una laurea, Wendy Carlos, inventrice della musica elettronica, trans e icona americana, e Artemisia Gentileschi, celebre pittrice e artista italiana.

“La nostra scultura vuole rappresentare una conoscenza infinita – ha aggiunto Artioli –, partendo dal dato di una mancanza di accesso alla scolarizzazione delle donne nel mondo: ben 63 milioni non hanno accesso all’istruzione”.

“La conoscenza è come uno spettro di luce che viene rifratto nei personaggi che sono stati in grado di canalizzarlo. Vogliamo rendere omaggio a queste figure pionieristiche che hanno saputo trascendere l’intelletto umano e portarlo in nuovi territori”, ha aggiunto Cacini.

Il duo Mediacoeli Art, Luca Cacini e Letizia Artioli

A partecipare alla necessaria conversazione internazionale, anche Mariagrazia LaFauci, artista residente a Boston, di origini siciliane, e fondatrice della compagnia teatrale Trinacria Theatre Company.

“Questo progetto mi ha appassionata molto fin dall’inizio – ha dichiarato –. Nel mio mondo c'è la comunità italiana, americana e italo-americana: ci sono necessità differenti, ma in fondo ci riferiamo sempre a persone. Dobbiamo creare un mondo in cui tutti possano sentirsi liberi di camminare in strada ed essere loro stessi. La nostra responsabilità sta nel creare luoghi sicuri. E il progetto mi piace perché fa riferimento a luoghi pubblici, che hanno un impatto su di noi come società, come una comunità”.

Mariagrazia LaFauci, attrice e fondatrice della compagnia Trinacria Theatre Company

E se per Clara Francesca Pagone, l’umanità dovrebbe procedere verso “realtà senza oppressioni”, Luca Cacini auspica a “un futuro solarpunk e gender fluid”, seguito da Letizia Artioli che immagina “un mondo che diventi uno spazio pubblico globale”.

Chiunque voglia prender parte al movimento internazionale #MakeUsVisible, può farlo attraverso il sito di XRE, scorrendo la lista degli artisti coinvolti, dei luoghi da trasformare e delle storie da conoscere.